Atlante di Storie e di Luoghi

TERRA DI ACQUA

Paesaggi, tracce e orizzonti d’acqua, storie di cura e presidio della comunità

Villa Comunale - Foto di Sandro Scalia

L’itinerario che propone Santo Stefano Quisquina come “Terra di ACQUA” attraversa paesaggi, tracce e orizzonti d’acqua, storie di cura e presidio della comunità, presenta le risorse in una chiave che connette i luoghi materiali all’immaterialità delle storie della comunità, proiettando il passato e il presente in un futuro possibile di sviluppo. 

Il comune di Santo Stefano Quisquina, circondato dai Monti Sicani e immerso nella valle del Magazzolo, è caratterizzato da numerosi “materiali territoriali”, naturali e artificiali, che permangono quali tracce della presenza dell’acqua: due fiumi, il Magazzolo e il Platani, e i loro affluenti che attraversano il territorio, i boschi, le aree naturali e innervano il sistema idrico. Sono inoltre presenti sorgenti, ma anche abbeveratoi, ponti, mulini e fontane, una punteggiata ricorrente di “segni” che caratterizzano il centro urbano e il territorio extra-urbano, tra le risorse naturali, sentieri paesaggistici e punti panoramici.

Chiamato “il paese dell’acqua”, Santo Stefano Quisquina dispone di un bacino idrico di 48 km2 da cui partono più di 400 litri d’acqua al secondo che riforniscono una ventina di comuni in direzione di Agrigento. La storia racconta un grande attaccamento della popolazione all’acqua, percepita da sempre come bene pubblico da tutelare attraverso una gestione sostenibile e locale. È una storia di mobilitazioni, lotte e resistenze, che comincia almeno nel 1914 e arriva al 2006, anno in cui nuove leggi regionali determinarono un nuovo regime di gestione dell’acqua che ha previsto la dismissione dell’EAS (Ente Acquedotti Siciliani) e il passaggio a una gestione provinciale, attraverso un’azienda partecipata. La popolazione stefanese si oppone alla cessione delle sorgenti e il Comune, rifiutando di consegnare le reti, ottiene la gestione diretta delle sorgenti.

Oggi di questa risorsa ricca ma fragile, presidiata, tutelata, contestata rimane una traccia potente e allo stesso tempo fragile da ricucire nella memoria e nei manufatti, da riportare protagonista degli spazi pubblici e dei racconti per parlare della storia sociale di una comunità.

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